Per strada si sente ancora
il latrare dei cani dei vicini
e il cortile accoglie ancora
le grida festose dei bambini.
L’occhio scruta ancora
ciò che vive fuori dalla vetrina
e l’osteria esiste ancora
sotto casa mia
con la pasta e la cantina
Il vecchio batte ancora
i pugni sul tavolino
chiedendo come ogni mattina
un pò di vino.
Il vento porta ancora
in quella via
la storia di lei
e della sua malinconia.
Il sole riscalda ancora
quell’angolo in giardino
chiedendo un pò d’amore
al cuore di Gino.
Fernando PIAZZA
Nel tempo che fugge inesorabile
i giorni passano indifferenti
e si diventa avari.
Avari di carezze
avari di un corpo
avari di abbracci
avari di sguardi
avari nel sussurrare parole
calde e leggere
avari di coccole
avari di baci
avari di fatti
ma non di parole
Si vorrebbero cambiare le cose
ma un silenzio tombale
finisce per avvolgerci
come le oscure tenebre
che calano nella lunga notte
del solstizio d’inverno.
Così, la parola in bilico
legata al filo dell’incertezza e del sospeso
sazia l’astinenza.
Fernando PIAZZA
I tu òc
J è par mè
Cumpagn a un spec
Indò ch’a vegh
Tot i culùr dla séra
Ccvand che e sòl e va zò
Stramez al j elbar
Al j òmbar dla mimoria
Al s fa pio longhi
E d’ co di chemp
U s pérd la vòs dla tera.
I tu òc
J è par mè
Còma a la not
Cvand ch’ ecmenza a sbrjer
La lus de dè
A mè a m adèn
A zarche’ e co de fil
E a sgvane’ insen cun te
Un zir drì cl’ etar
Sta ghèfla ingavagneda
Ch’ l’è la vita
Ferdinando PELLICIARDI
42
I tuoi occhi
I tuoi occhi
Sono per me come uno specchio
Dove vedo
Tutti i colori della sera
Quando il sole tramonta
Tra gli alberi
Le ombre della memoria
Si allungano
E in fondo ai campi
Si perde la voce della terra.
I tuoi occhi
Sono per me
Come la notte
Quando comincia a baluginare
La luce del giorno
Ed io mi affanno
A cercare il capo del filo
E a dipanare assieme a te
Giro dopo giro
Questo gomitolo aggrovigliato
Che è la vita
Ferdinando PELLICIARDI