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DiMichelangelo

Tango abrasivo

Tango abrasivo

La bambina stringeva un gelato
con gli occhi puntati sul piccolo uomo
sospeso sul filo di rame
A due passi la donna cannone, seduta su un sasso
sospirava respiri d’amore
e sfogliando margherite appassite
ripeteva il suo m’ama non m’ama
Mi fermai a guardarla
Le veniva sempre un non m’ama
Le sorrisi e le chiesi – ci posso provare? –
Lei mi diede un fiore appassito
io partii col solito m’ama
e mi venne un non m’ama
Le sorrisi di nuovo, dicendo – è appassita! –
lasciai il fiore e ripresi ad andare
Le bandiere attorno alla pista
aspettavano il vento dal mare
Arrivò un respiro leggero
che veniva dal mantice di una vecchia tastiera
Era un tango abrasivo
che graffiava i ricordi assopiti
Diedi un sorso di birra e mi apparve, improvvisa
la più bella di tutte che brillava alla luna
nel vestito di strass
Appoggiai la lattina e le dissi
– non ballo da tanto -, lei sorrise e capì
Abbracciai il suo profumo di pelle
era come un caffè di mattina
e sfidai le lancette del tempo
in un tango antiorario
Le bandiere vibrarono alte, al vento del mare
come ali di farfalle impazzite
e ballai quel tango abrasivo
che graffiava i ricordi assopiti
fino a quando il respiro del mantice
di colpo sparì
Mi fermai tra la folla sulla pista sudata
e guardai le mie mani
che stringevano il vento
Poi ripresi la lattina di birra
tornai indietro e incrociai la bambina col cono gelato
e più avanti, la donna cannone
che sfogliava margherite appassite
mi guardò
La invitai
Lei si alzò
Era come un enorme Botero col vestito da festa
e prendemmo a ballare il respiro di un tango
che veniva dal mantice della vecchia tastiera
La bambina col cono gelato
guardò in alto e ci vide volare fino al filo di rame
e stupita le cadde il pistacchio
Io ballai quella sera
con la donna cannone sopra a un filo di rame
e più in là, le bandiere attorno alla pista
vibrarono alte al vento del mare
per tutta la notte
come ali di farfalle impazzite.

Sandro SACCO 6.2012  (D.r)

DiMichelangelo

Soli

SOLI

Si è soli.
Cammini
seguendo il ritmo
delle onde.
Guardi distratto la linea
dell’orizzonte.
Ascolti attento le folate
del vento.
Aspetti impaziente il calore
del sole
Accogli con affetto l’ombra
della sera.

Fernando PIAZZA

DiMichelangelo

C’era

C’ERA

C’era tutto o quasi tutto,  mancavi solo tu.
C’era il sole, che con i suoi raggi pungenti, riscaldava le piccole tartarughe.
C’era il vecchio, che col nipotino in corsa, si alzava dalla panchina.
C’era la coppietta, che con discrezione oculata, rubava baci al mondo.
C’era la mamma, che con attenzione da lupa, pascolava indisturbata il suo cucciolo.
C’era l’obeso, che con fatica inumana, eseguiva la prescrizione dell’ultima ricetta.
C’era il ginnico, che con superbia, mostrava il prodotto della sua infelicità.
C’era il bambino, che con audacia, superava la prova dell’ultima sua prova.
C’era la famiglia, che con il pranzo al sacco, copriva la miseria del tempo.
C’era un uccellino, che con il suo cinguettio, richiamava l’orecchio distratto.
C’era un silenzio, che con il suo rumore, riempiva di lacrime gli occhi scuri.
C’era anche un cane, che con il guinzaglio al collo, esibiva fiero la libertà di movimento
Nello spazio vitale controllato.
C’era un vento, che con la sua forza, spazzava via l’ultima agonia.
C’era tutto, o quasi tutto quel giorno, mancavi solo tu.

Fernando PIAZZA