Il tuo pallido volto
C’è il vociare della gente
Che filtra dalle pareti di muriccia
Dell’antico borgo.
Quel calpestio disordinato
Sospeso tra vie inestricabili
E il mare d’agosto.
Mi torni in mente
Quando ancora fanciulli
Correvamo i vicoli
Come labirinti
E le urla di tuo padre
Squarciavano il tempo dell’infanzia.
Ora i ricordi stordiscono
Mentre vesto il mio cuore
Per mascherarne il dolore
C’era il tuo pallido volto
Imprigionato nella sua ingenuità
Quando il mare ti avvolse per sempre.
Roberto BERNARDINI ( Ha pubblicato con Claudio Prili “ Nun core troppo Roma… La città eterna in prosa e in versi.Le tradizioni, l’ommini, le storie , le leggende e tutto l’amore pe’ Roma- Editore gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma)
Donna e Madre
Ti vedo bambina,
sei già una luce,.
dono della terra
Per ricevere
E ancora donare,
sbocciare, essere colta,
sentire i petali sciogliersi al vento
se pur a volte schiacciata,
calpestata, violentata.
Lottare nel dolore
Per erigerti fra i rovi
Forte come un arbusto.
Le grida del tuo spasmo
Si mescolano al pianto urlante della vita,
al taglio di un cordone
di una vita nascente,
di un pianto accorato
alla ricerca di una luce,
di un sorriso.
I tuoi occhi,
i suoi occhi,
il vostro sguardo,
il dolce declinare del viso
sul tuo seno
là dove inizia il sapore della vita.
La ghiaia era lambita dal frangersi delle onde,
lo stridio dei gabbiani rompeva il silenzio del mattino
mentre il fendere dei remi di una barca solitaria
spingeva le onde all’orizzonte incontro al sole.
Rosso, timido si librava nel cielo.
Levandosi sprigionava tutta la sua energia.
Il faro si accingeva al riposo
E lentamente salutava i naviganti
Con gli ultimi fasci di luce,
la sirena di una nave pigra salutava
le stelle che andavano a dormire.
Immerso nei pensieri,
un uomo camminava lungo la riva,
raccoglieva dei sassi,
li guardava,
li studiava,
quelli levigati li metteva nella sacca di destra,
quelli ruvidi in quella di sinistra.
Un ragazzo lo seguiva di lontano con lo sguardo,
e quando gli fu d’appresso lo fermò:
perché raccogli i sassi, li separi…
Quelli levigati sono le mie gioie,
come vedi sono poche.
Quelli ruvidi le pene e sono molte,
ma sono tutta la mia vita.
Alessandro Bellico ( Alcune delle sue poesie sono pubblicate nelle seguenti Antologie : Il Cigno “I Poeti contemporanei” – volume 45; Poeti contemporanei — volume 20 ;-Il Parnaso volume 6- Editrice Pagine.)