Lo sciabordio delle onde
faceva eco al rumoreggiare dell’attesa.
In lontananza il ruggito della guerra.
E tu, in balia degli avvoltoi di turno,
con le tue scarpe troppo strette
e il fagotto tra le mani,
puntavi gli occhi neri al cielo
invocando il dio dei mari.
La notte grondava ansia e paura.
Eravate in tanti,
troppi,
sul ponte ammassati come stracci.
Il tempo scorreva lento e bagnato.
La barca rollava come giostra
e tu trattenevi il fiato facendoti leggero,
il tuo fagotto stretto tra le braccia.
Albeggiava appena,
quando accarezzavi con lo sguardo
il volo dei gabbiani,
vagheggiando il tuo futuro.
E fu in un battito di ali,
che vedesti fluire la tua vita verso il nulla,
precipitando nelle acque gelide e salate.
Ma quando, ebbro di stanchezza,
tentasti quell’ultima bracciata,
una mano bianca si tese ad afferrar la tua.
Ricordi quel cielo color lavanda?
Emilia MICHINI– MARZO 2015
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